Superbonus 110%, Bonus ristrutturazione, Bonus facciate, Ecobonus e Sismabonus hanno una caratteristica in comune: per tutti gli interventi edilizi coperti da queste agevolazioni fiscali è possibile esercitare l’opzione della cessione del credito. Vediamo che cosa significa esattamente, come funziona e quali importanti novità sono state introdotte quest’anno.

Cessione del credito: che cosa significa

In alternativa alla fruizione diretta (o allo sconto in fattura), privati e imprese possono optare per la cessione a terzi del credito di imposta corrispondente alla detrazione spettante. In altre parole il contribuente non sfrutta il beneficio fiscale come detrazione utilizzabile in dichiarazione dei redditi, bensì come credito di imposta in compensazione da cedere a terzi. Per accedere alla cessione del credito bisogna ottenere sia il visto di conformità da parte di un Caf o di un professionista abilitato sia l’asseverazione di un tecnico che confermi la congruità delle spese.

Quali detrazioni si possono cedere e fino a quando

Gli interventi per i quali si può esercitare l’opzione della cessione del credito fino al 31 dicembre 2024 sono:

  • Riqualificazione energetica (Ecobonus e Sismabonus)
  • Ristrutturazione edilizia (Bonus ristrutturazione)
  • Recupero o restauro delle facciate (Bonus facciate)
  • Installazione di impianti fotovoltaici
  • Installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici
  • Recupero del patrimonio edilizio (realizzazione di box o posti auto pertinenziali).

Fino al 2025:

  • Superbonus 110% per lavori trainanti e trainati
  • Cessione del credito di imposta: le novità del 2022

Facciamo subito una premessa: le novità introdotte quest’anno ai fini di contrastare le frodi non riguardano direttamente il consumatore. Questi infatti ha, come prima, la possibilità di cedere il credito ai fornitori che realizzano l’intervento, a terzi (parenti, società, enti o professionisti) o a istituti di credito e intermediari finanziari.

Ciò che cambia sono i passaggi successivi: il credito può essere ceduto altre 2 volte, ma solo a banche, intermediari finanziari o imprese di assicurazione. In altre parole, il decreto legge “Misure urgenti per il contrasto alle frodi in materia edilizia e sull’elettricità prodotta da impianti da fonti rinnovabili” ha stabilito che in tutto il credito si può cedere 3 volte: la prima è “libera”, mentre la seconda e la terza possono riguardare esclusivamente le banche, gli intermediatori finanziari e le imprese di assicurazione.

La misura si è resa necessaria perché l’Agenzia delle Entrate aveva riscontrato numerose irregolarità connesse alla creazione di crediti d’imposta inesistenti: in un’audizione al Senato di febbraio 2022, il direttore Ernesto Maria Ruffini ha dichiarato che l’attività antifrode ha intercettato crediti d’imposta inesistenti per un ammontare di ben 4,4 miliardi di euro.

Stop alle cessioni parziali del credito

Un’altra delle novità introdotte nel 2022 riguarda le cessioni parziali del credito, che dal 1° maggio non saranno più possibili. A partire da quella data, una volta informata della scelta di utilizzare l’opzione della cessione del credito da parte del contribuente, l’Agenzia delle Entrate assegna un codice identificativo univoco alla somma ceduta, che diventa di conseguenza “indivisibile”, ovvero non sono più ammesse le cessioni parziali.

Esempio pratico di cessione del credito

Per capire esattamente come funziona la cessione del credito, vi forniamo un esempio pratico. In questo modo capirete anche qual è il vantaggio di questa opzione: permette di monetizzare meno, ma subito. Con la fruizione diretta delle detrazioni fiscali, infatti, si recupera tutto il valore nominale, ma in un arco di tempo che varia fra i 5 e i 10 anni, mentre scegliendo la cessione del credito avremo indietro l’80% del valore nominale.

Mettiamo di avere speso 44.000 euro per lavori che ci consentono di usufruire del Bonus ristrutturazione al 50%: avremo diritto a una detrazione pari a 22.000 euro che verrà suddivisa in 10 rate da 2.200 euro ciascuna, al termine delle quali, se si considera l’inflazione all’1%, si saranno recuperati circa 20.800 euro. Cedendo il credito di imposta, invece, avremo subito indietro 17.600 euro.

Come si cede il credito di imposta

La comunicazione relativa alla cessione del credito va inviata al sito dell’Agenzia delle Entrate entro il 16 marzo dell’anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese che danno diritto alla detrazione. Lo può fare direttamente il beneficiario della detrazione oppure ci si può rivolgere a un Caf o a professionisti abilitati. Nel caso del credito relativo al Superbonus 110%, al Bonus facciate e, in generale, per spese superiori ai 10mila euro la comunicazione deve essere fatta dal Caf o da un tecnico abilitato all’apposizione del Visto di Conformità.

La procedura per scaricare il modello da inviare all’Agenzia delle Entrate è semplice: una volta effettuato il login tramite Spid, si seleziona “servizi per”, “comunicare” e quindi “comunicazione opzione cessione/sconto”. A questo punto si aprirà il modello da compilare telematicamente con le relative istruzioni

Entro 5 giorni dall’invio della comunicazione si riceve la ricevuta di conferma o di scarto della richiesta.

A chi conviene la cessione del credito

Premesso che la cessione del credito è l’unica opzione (insieme allo sconto in fattura) per le partite Iva forfettarie e per tutti coloro che percepiscono solo redditi soggetti a tassazione separata o imposta sostitutiva, in generale possiamo affermare che conviene agli incapienti, cioè ai soggetti che non sono tenuti a pagare l’Irpef perché hanno un reddito troppo basso, o a chi, pur pagando l’Irpef, non ha sufficiente capienza fiscale e si troverebbe impossibilitato a fruire dei bonus edilizi come detrazione.

Fonte Immobiliare.it