Il relatore alla Direttiva sull’efficienza energetica: nessun limite a vendita e affitto d’immobili inquinanti

Ciarán Cuffe è relatore nel Parlamento europeo della proposta di direttiva sull’efficienza energetica degli immobili, attualmente in discussione a livello comunitario. L’europarlamentare ecologista irlandese è in prima linea: attualmente sta lavorando perché l’assemblea adotti una propria posizione negoziale; in futuro dovrà affrontare il negoziato con il Consiglio. Parlando al Sole 24 Ore, il deputato 59enne ha voluto fare chiarezza su alcune incomprensioni circolate in Italia, nella scia di un dibattito alquanto confuso.

Cominciamo dalle premesse. Quale è l’obiettivo di questa direttiva?

Il testo fa parte del progetto Fit for 55, con cui l’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990. In media, gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi. L’obiettivo del testo è di aiutare i paesi membri a far sì che gli immobili siano più comodi, meno dispendiosi, riducendo l’uso di fonti fossili, combattendo la povertà energetica e l’aria inquinata, nelle nostre case come nelle nostre città.

Ci può dare maggiori dettagli sugli obiettivi cifrati?

Ciascun paese ha un proprio modo per misurare il consumo di energia, e quindi definizioni diverse di classi energetiche (da A a G, a seconda della loro efficienza energetica, ndr). Ciascun paese poi ha un clima diverso. La proposta di direttiva presentata dalla Commissione prevede che ciascun paese individui il 15% del parco immobiliare più inquinante (appartenente quindi alla classe G) e che ne migliori l’efficienza energetica. Nella nostra proposta, vogliamo che gli edifici con le peggiori prestazioni (cioè appartenenti alle classi G, F ed E), pubblici e non residenziali, raggiungano la classe D entro il 2030. Gli edifici residenziali e di edilizia sociale hanno tempo fino al 2033 o più per raggiungere questo obiettivo. Sono previste deroghe specifiche in caso di circostanze nazionali giustificate, come ad esempio una temporanea carenza di lavoratori, o nel caso in cui gli Stati membri vogliano adeguare i requisiti di prestazione energetica per alcune parti del patrimonio edilizio.

In Italia, c’è preoccupazione perché il parco immobiliare è spesso vetusto, se non antico.

Lo so bene. Il testo della direttiva prevede eccezioni: gli immobili storici, quelli protetti (…) secondo la legislazione nazionale, saranno esentati dalle ristrutturazioni. La stessa definizione di immobile storico sarà demandata ai singoli Paesi membri, e non intendiamo chiedere di abolire leggi che attualmente proteggono i centri storici. In ogni caso, i monumenti non sono coperti dalla direttiva. Pertanto, non sono previsti requisiti per i monumenti nazionali.

Sempre in Italia è circolata voce che immobili molto inquinanti non potrebbero essere affittati o addirittura venduti. È così?

Certo che no. La direttiva non introduce alcun limite di questo tipo. So che legislazioni in questo senso sono state adottate in Francia o in Olanda. La scelta è prettamente nazionale.

Peraltro, stiamo discutendo di una direttiva, non di un regolamento: il testo dovrà essere trasposto nel diritto nazionale.

Esattamente. Ciascun paese sarà chiamato a mettere a punto il proprio piano nazionale di ristrutturazione degli immobili. In altre parole, l’intero processo sarà guidato dalle condizioni nazionali, e dipenderà dallo stock degli edifici, dalla disponibilità di materiali e di lavoratori. Vogliamo essere certi di non imporre richieste irrealistiche ai proprietari o agli occupanti. È detto chiaramente nell’articolo 3, comma 4 del testo in discussione. La Commissione sarà chiamata a valutare il livello di ambizione del singolo piano e verificare, tra le altre cose, che ci sia stato una consultazione pubblica (…) Insomma, c’è una attenzione significativa sull’approccio nazionale alla ristrutturazione.

Al tempo stesso, questa direttiva non è solo uno strumento per migliorare l’ambiente, ma anche per promuovere la crescita.

Oltre a migliorare l’efficienza energetica e più in generale la sicurezza degli edifici, l’obiettivo è anche di creare nuovi posti di lavoro nel settore verde. Molti si chiedono da dove giungerà il denaro. Ho parlato con molte istituzioni finanziarie che mi dicono: una volta che l’impianto legislativo sarà approvato, i flussi di denaro arriveranno.

Veniamo a Lei: quali sono i suoi obiettivi in quanto relatore del partito verde?

Sono un architetto e affronto il dossier con molta ambizione (…). Personalmente, vorrei che i Paesi membri puntassero a una classe media equivalente alla C nel 2030, ma so che questo obiettivo è considerato irrealistico da alcuni Stati membri. Devo trovare un consenso tra le diverse sensibilità nazionali. Ci sono state molte pressioni lobbistiche e alcune critiche da parte della destra. Ma non credo che la resistenza politica sia così importante.

Quale è a questo punto l’iter negoziale?

Dovevamo votare a livello di commissione a fine gennaio, ma abbiamo spostato il voto al 9 febbraio su richiesta dei popolari. Una volta approvato il dossier in plenaria, inizieranno i negoziati con il Consiglio, probabilmente a marzo.

Fonte: Sole24ore